Tempi frenetici: Sempre di corsa. Sempre in ritardo. Sempre sotto pressione.
Al mattino il traffico, la sera il traffico. L’aria inquinata giorno e notte. Anche dai rumori, dal malumore, dalla fretta. Ci interessa più la quantità che la qualità. Compriamo prodotti che hanno fatto il giro nel mondo per arrivare nei nostri negozi. E quando non ci piacciono più si butta. Pochi hanno pensato alla gente che lavora in condizioni pessime, ai bambini che non possono vivere la loro infanzia, allo spreco alimentare qui e la fame là, allo sfruttamento da parte dei paesi industrializzati, alla plastica, al km 0, al risparmio delle risorse e cosi via.
Finché possiamo andare, ovunque. Nessun limite.
Più veloce, più in alto, più lontano. Per il PIL. Per la crescita. Per l’azienda. Per il capo. Per la società.
I nostri giorni sono scanditi dai nostri appuntamenti. Tutto è organizzato: il lavoro, la spesa, i bambini, il partner, l’amante, i nonni.
C’è poco spazio per gli imprevisti, per gli strani, per i diversi. Non c’è tempo per i mille impegni, ma lo stesso riusciamo a fare stare dentro tutto: Non si può mancare dalla festa di compleanno dei compagni anche se uno non ha voglia. Non si può dire di no al pranzo di domenica con i genitori anche se uno è stremato dalla settimana di lavoro.
Prestazione massima, nei ruoli da collega, da genitore, da figlio … I sintomi di influenza abbattiamo con ogni tipo di pillola. Non possiamo non esserci, mai. E quindi portiamo i bambini anche con virus intestinale all’asilo e i fratellini più grandi con febbre lo stesso a scuola. Le nostre priorità quotidiane, in un modo o in un altro, non ci permettono di fermarci. Neanche una malattia grave come il cancro. Appena guarito, già di nuovo tornato nel vecchio ritmo.
E ora abbiamo una malattia ancora più grave da affrontare. Un virus sconosciuto. Ci dicono che è aggressivo e malvagio. Tutto sembra di essere fuori controllo, imprevedibile. Ci sentiamo vittime. La paura collettiva cresce da minuto a minuto. Perché per lo più, il nemico questa volta è invisibile.
In pochi giorni la nostra vita è cambiata. Tutti a casa. Nessuno gira. Nessuno compra. Nessuno consuma. Tutto è diverso. Anzì, tutto è diventato il contrario. Il vecchio ritmo non esiste più. Al posto degli appuntamenti, la corsa, gli impegni sociali ci sono ora #IORESTOACASA# … e basta. Semplice. Dobbiamo fare solo questo.
E’ ovvio che dobbiamo re-incontrarci. I nostri partner, i nostri bambini. Scopriremo di poter giocare con i nostri bambini. Ci inventeremo noi modi per insegnare le tabelline ai nostri figli, riscopriremo le cose fatte in casa, il bricolage, la lettura, la musica. Infatti, ora è un buon momento di spolverare i nostri talenti creativi. Magari cominciamo a scrivere, a dipingere, a disegnare? Sono certa che ogni uno di noi fa il suo meglio per riempire le giornate nei modi migliori. Sono certa che ci rendiamo conto, quanti soldi abbiamo speso inutilmente. E quindi quanti soldi stiamo NON spendendo. Sono sicura che ci rendiamo conto, quanto tutto era gonfiato ed esagerato. E quanto ci siamo portati al limite delle nostre forze, fisiche e mentali con tutto ciò.
Ma poi dopo? Quando ci siamo dedicati allo svago confinato dalla metri-quadratura della nostra casa, quando abbiamo esaurito le nostre idee creative e quando abbiamo guardato tutti i film su Netflix. Cosa ci resta?
A quel punto comincia la parte interessante. Perché cominciamo a pensare. Pensiamo alla situazione, mischiando le informazioni ricevute dalla TV, dai social, da internet con le nostre paure più profonde. Le informazioni sono tantissime, confuse, spesso contraddittorie e poco incoraggianti e le nostre paure sono esistenziali. Tornerà tutto come prima? Perderò il mio posto di lavoro? Come pagherò i debiti? La casa? Come andrà a finire?
Immaginiamoci, quante persone si sentono lasciate da sole con questa miscela esplosiva …
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